Per inaugurare questo sito, ho il piacere di presentarvi il concetto di meccanismo di difesa, nonché di descrivere le diverse tipologie teorizzate dall’ambiente psicoanalitico fino ad oggi. Si farà riferimento prevalentemente alle difese individuate da Christopher J. Perry (1990), che saranno ampliate dal contributo di Nancy McWilliams (2012).
Innanzitutto, meccanismo di difesa si intende un’operazione mentale che avviene per lo più in modo inconsapevole, la cui funzione è di proteggere l’individuo dal provare eccessiva ansia. Tale ansia si manifesterebbe nel caso in cui l’individuo diventasse conscio di pensieri, impulsi o desideri inaccettabili. Si tratta di meccanismi a preservare un senso di autostima di fronte a vergogna e vulnerabilità, a garantire un senso di sicurezza quando l’individuo si sente gravemente minacciato da abbandono o alti rischi e a proteggerlo nei confronti dei pericoli esterni.
Si strutturano nella storia del soggetto, ma sono modificabili. Possono essere normali e adattivi o patologici.
Nella Defence Mechanism Rating Scale di Perry (1990) sono state individuate 27 difese ordinate gerarchicamente da quelle meno evolute a quelle più evolute. Sono divise in sette livelli:
- Liv. 1 – Difese di acting
- Liv. 2 – Difese borderline
- Liv. 3 – Difese di diniego
- Liv. 4 – Difese narcisistiche
- Liv. 5 – Altre difese nevrotiche
- Liv. 6 – Difese ossessive
- Liv. 7 – Difese mature
Livello 1 – Difese di acting
Queste riguardano sempre una scarica, non c’è una dimensione di elaborazione. Una scarica della tensione, una scarica attiva o una passiva.
Acting-Out: L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di tensione interne o esterne agendo senza riflettere o senza preoccuparsi delle possibili conseguenze negative. L’acting out comporta l’espressione di sentimenti, desideri o impulsi attraverso un comportamento incontrollato con noncuranza delle conseguenze sociali e personali. Abuso di farmaci, scontri fisici possono essere considerati acting-out solo se in relazione a emozioni o impulsi che il soggetto non riesce a tollerare.
Aggressione passiva: L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di tensione interne o esterne esprimendo aggressività verso gli altri in modo indiretto e passivo. L’aggressione passiva è caratterizzata dal modo indiretto, velato e passivo con il quale vengono espressi l’ostilità ed i sentimenti di rancore nei confronti degli altri.
Ipocondriasi: comporta l’uso ripetuto di una o più lamentele nelle quali il soggetto chiede apertamente aiuto. Contemporaneamente poi il soggetto, rifiutando qualsiasi cosa gli altri gli offrano, esprime sentimenti nascosti di ostilità e risentimento. Il soggetto si difende dalla rabbia che prova ogni volta che sente di dipendere emotivamente dagli altri. Le lamentele possono riguardare sia preoccupazioni somatiche che problemi di vita.
Livello 2 – Difese borderline
Scissione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne considerando sé stesso o gli altri come completamente buoni o completamente cattivi, non integrando le caratteristiche positive o negative di sé e degli altri in immagini coese. Si tratta della necessità di tenere separati due elementi ma questa separazione non funziona, nel senso che si può dire la stessa cosa e il contrario della stessa cosa in una stessa verbalizzazione.
Identificazione proiettiva: l’individuo proietta su qualcun’altro un affetto o un impulso per lui inaccettabile come se fosse realmente l’altro ad aver dato vita a tale affetto o impulso. Il soggetto non è consapevole di aver dato origine a ciò che ha proiettato, ma interpreta erroneamente il proprio affetto come reazione giustificabile nei confronti dell’altro.
Livello 3 – Difese di diniego
Negazione: l’individuo affronta i conflitti emotivi e le fonti di stress interne o esterne rifiutando di riconoscere qualche aspetto della realtà esterna o della propria esperienza che agli altri risulta evidente. Il soggetto nega sentimenti, reazioni o intenzioni, evitando le domande relative al materiale negato.
Proiezione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress attribuendo erroneamente ad altri i propri sentimenti, impulsi o pensieri non riconosciuti. Il soggetto rinnega i propri sentimenti, le proprie intenzioni, la propria esperienza attribuendoli ad altri, di solito a coloro dai quali si sente minacciato o che sente in qualche misura affini.
Razionalizzazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne escogitando spiegazioni rassicuranti o a lui utili, ma inesatte per il proprio o altrui comportamento. Il soggetto elabora troppo mentre spiega una data azione, tralascia le proprie motivazioni personali.
Fantasia autistica (o ritiro estremo): l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di tensione interne o esterne passando troppo tempo a sognare a occhi aperti, evitando così le relazioni umane. La fantasia implica l’uso di sogni ad occhi aperti come mezzo per non affrontare o risolvere problemi esterni o come modo di esprimere e soddisfare i propri sentimenti o desideri. L’individuo non si preoccupa di quanto la sua vita sia priva di rapporti interpersonali soddisfacenti; descrive una vita immaginaria attiva e importante.
Livello 4 – Difese narcisistiche
Svalutazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attribuendo caratteristiche esageratamente negative a sé stesso o agli altri. Commenti sarcastici e negativi, nota solo gli aspetti negativi, svaluta le motivazioni e le azioni altrui.
Idealizzazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attribuendo caratteristiche esageratamente positive a sé stesso o agli altri. Il soggetto descrive relazioni reali o dichiarate con persone o sistemi potenti, importanti. Questo serve come fonte di gratificazione e come protezione da sentimenti di impotenza e di scarsa importanza.
Onnipotenza (o controllo onnipotente): l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne comportandosi come se fosse superiore agli altri, come se possedesse speciali poteri o capacità. Il soggetto si difende da una perdita di autostima che si verifica ogni volta che vive sentimenti di delusione, impotenza, mancanza di valore. Si sente capace di influenzare gli eventi, descrive progetti e capacità personali in termini grandiosi.
Livello 5 – Altre difese nevrotiche
Rimozione: l’individuo affronta conflitti emotivi tramite il non essere in grado di ricordare o il non essere cognitivamente consapevole di desideri, sentimenti, pensieri o esperienze disturbanti. Protegge il soggetto dalla consapevolezza di ciò che sta provando o ha provato in passato. Il soggetto dimentica ciò che sta dicendo nel mezzo di una discussione, si mantiene vago sulle cose spiacevoli.
Dissociazione: l’individuo affronta conflitti emotivi attraverso l’alterazione momentanea delle funzioni integrative della coscienza e dell’identità. Nella dissociazione un particolare affetto o impulso di cui il soggetto non è consapevole agisce nella vita del soggetto al di fuori della coscienza. Il soggetto è ignaro che i propri affetti siano espressi. Porta a un estraniamento, non solo dagli altri (come può essere la dimensione di ritiro) ma anche dal proprio corpo.
Formazione reattiva: L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne sostituendo i propri pensieri o sentimenti inaccettabili con comportamenti, pensieri o sentimenti diametralmente opposti. Quando il soggetto reagisce ad un evento con un’emozione di tipo opposto a quello che l’evento susciterebbe abitualmente nelle altre persone.
Spostamento: l’individuo affronta conflitti emotivi generalizzando o indirizzando su di un oggetto, di solito meno minaccioso, un sentimento o una risposta primitivamente indirizzati ad un altro oggetto. Il soggetto può o no essere consapevole che l’affetto o l’impulso espressi erano rivolti a qualcun altro.
Livello 6 – Difese ossessive
Isolamento dell’affetto: l’individuo affronta conflitti emotivi mostrandosi incapace di sperimentare contemporaneamente le componenti cognitive e quelle affettive di un’esperienza, in quanto l’affetto è escluso dalla coscienza. Solo l’affetto è perso, l’idea è conscia. È il contrario della rimozione. La persona appare emotivamente distaccata da ciò che racconta.
Annullamento retroattivo: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne con un comportamento destinato a riparare simbolicamente o a negare precedenti pensieri, azioni o sentimenti. Per proteggersi dalla colpa o dalla vergogna.
Intellettualizzazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attraverso l’uso eccessivo del pensiero astratto per evitare di provare sentimenti che lo disturbano. Il soggetto parla in termini generali, fa molte riflessioni scientifiche, ha delle “teorie” sulle cose che gli succedono.
Livello 7 – Difese mature
Affiliazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne rivolgendosi agli altri per aiuto o sostegno. Non è da considerare affiliazione se il soggetto va in terapia, o se appartiene ad un’organizzazione, è importante che ci sia un rapporto basato sul dare e ricevere per quanto riguarda i propri conflitti e problemi. L’affiliazione conduce ad una condivisione emotivamente significativa e ad una maggiore capacità di adattamento.
Altruismo: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress esterne od interne occupandosi degli altri al fine in parte di soddisfare i propri. Il soggetto è di solito consapevole che le proprie azioni altruistiche sono sostenute dai propri bisogni e sentimenti. Per giudicare presente l’altruismo ci deve essere un chiaro e dimostrabile rapporto funzionale tra i sentimenti dell’individuo e la risposta altruistica.
Anticipazione: L’individuo mitiga i conflitti emotivi e le fonti di stress interne o esterne non soltanto pendendo in considerazione soluzioni alternative realistiche e prevedendo le reazioni emotive a problemi futuri, ma anche sperimentando realmente l’angoscia futura attraverso la rappresentazione mentale sia delle idee che degli affetti angoscianti. Implica una maggiore capacità di tollerare l’ansia che si manifesta quando il soggetto immagina quanto possa essere angosciante una situazione futura.
Autoaffermazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne esprimendo i propri sentimenti e pensieri direttamente per raggiungere degli scopi. Lo scopo del comportamento autoassertivo è chiaramente manifesto a tutte le parti coinvolte.
Umorismo: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne enfatizzando gli aspetti divertenti o ironici del conflitto, in modo da alleviare la tensione. Spesso è coinvolto un elemento di autosservazione. Affermazioni umoristiche per alleggerire la tensione, commenti umoristici rispetto a temi angoscianti.
Autosservazione: l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne riflettendo sui propri pensieri, sentimenti, motivazioni e comportamenti. È in grado di “vedere se stesso come lo vedono gli altri” in circostanze interpersonali, ottenendo così di capire meglio le reazioni degli altri nei propri confronti. Anche se l’autosservazione non cambia di per sé il soggetto, essa è il primo passo verso la ricerca di un migliore adattamento degli stati interni alla realtà esterna.
Sublimazione: l’individuo affronta conflitti emotivi incanalando sentimenti o impulsi potenzialmente maladattivi in comportamenti socialmente accettabili. Esempi classici dell’uso della sublimazione sono sport e giochi utilizzati per incanalare impulsi di collera o la creazione artistica che esprime sentimenti conflittuali.
Repressione: l’individuo affronta conflitti emotivi evitando volontariamente e temporaneamente di pensare a problemi, desideri, sentimenti o esperienze disturbanti. Questo può comportare l’esclusione dalla propria mente dei problemi fino al momento giusto per affrontarli: si rimanda ad un momento più opportuno e non genericamente in là nel tempo.
Altre difese (McWilliams)
Nel libro La diagnosi psicoanalitica di Nancy McWilliams (2012), l’autrice ha descritto altri meccanismi di difesa che non sono stati presi in considerazione nel test ideato da Perry (1990). In particolare, l’autrice distingue tra difese primarie (o primitive), che sono quelle adottate in misura prevalente dalle persone con struttura di personalità psicotica o borderline, e le difese secondarie, che invece sono tipiche della struttura nevrotica di personalità.
Difese Primarie
Introiezione: Processo per cui si considera proveniente dall’interno qualcosa che in realtà è esterno. Nelle sue forme benigne, equivale a un’identificazione primitiva con altre persone importanti. Tuttavia, può essere altamente problematica come nei casi di “identificazione con l’aggressore” o di depressione: quando siamo profondamente attaccati a delle persone, le introiettiamo e le loro rappresentazioni dentro di noi diventano parte della nostra identità. Quando perdiamo una di queste persone, sentiamo che anche noi siamo in qualche modo sminuiti, che una parte del nostro Sé è morta: un senso di vuoto comincia a dominare il nostro mondo interiore. È una difesa tipica delle personalità depressive e di quelle sadico-impulsive.
Somatizzazione: processo attraverso cui gli stati emotivi vengono espressi attraverso il corpo. Le personalità che rispondono alle situazioni stressanti con la malattia frequentemente e in modo specifico possono essere inquadrate come personalità somatizzanti.
Sessualizzazione (Istintualizzazione): l’attività e le fantasie sessuali vengono utilizzate difensivamente per padroneggiare l’ansia, recuperare l’autostima, controbattere la vergogna o sottrarsi a sensazioni di morte interiore.
Difese secondarie
Moralizzazione: È un processo simile alla razionalizzazione, essa pone ciò che la persona desidera nella sfera di ciò che è giustificato o moralmente obbligatorio, portando l’individuo a credere che sia doveroso seguire una determinata linea di comportamento. La moralizzazione è la difesa prevalente nell’organizzazione di carattere definita masochismo morale ma anche alcune persone ossessive utilizzano questa difesa.
Compartimentalizzazione (o compartimentazione): processo che consente a due condizioni in conflitto di esistere senza creare confusione, sensi di colpa, vergogna o ansia sul piano cosciente: essa determina una spaccatura tra dimensioni cognitive incompatibili. L’individuo che usa tale processo abbraccia due o più idee, atteggiamenti o comportamenti che sono in conflitto, senza coglierne la contraddizione. Messa di fronte alla contraddittorietà del suo comportamento, la persona che utilizza tale dinamica difensiva tenderà ad eliminare le contraddizioni con la razionalizzazione.
Volgersi contro il Sé: Il concetto indica spostare un affetto o atteggiamento negativo da un oggetto esterno verso il Sé come, per esempio, nei casi dei bambini che non possono mettere in dubbio l’autorità e la severità dei genitori e si sentono più sicuro rivolgendo all’interno le critiche. Molti individui conservano una certa tendenza a rivolgere contro di sé atteggiamenti, affetti e percezioni negative, illudendosi che il processo conferisca loro un maggiore controllo delle situazioni disturbanti. L’uso automatico e compulsivo di questa difesa è comune nelle personalità depressive e masochistiche.
Capovolgimento: creare uno scenario nel quale la propria posizione passa da soggetto a oggetto e viceversa, ne è un’esemplificazione il modo in cui i bambini giocano con i pupazzi. Tale meccanismo opera positivamente nelle situazioni in cui permette di trovarsi nel ruolo di chi prende l’iniziativa invece che in quello di chi risponde, operando quindi un capovolgimento in una situazione favorevole. La difesa opera distruttivamente quando la situazione capovolta è invece intrinsecamente negativa.
Identificazione: È un processo, parzialmente inconscio, che permette di diventare simili a un’altra persona, o a qualche suo aspetto. Freud distingueva l’identificazione anaclitica (motivata dal desiderio di essere simile a una persona di cui apprezziamo le capacità) dall’identificazione con l’aggressore (motivata dal desiderio di difendersi dall’aggressore diventando come lui). Questo meccanismo può avere effetti positivi o negativi a seconda di chi sia l’oggetto dell’identificazione: lo stesso processo terapeutico si propone di rivedere le vecchie identificazioni problematiche. La capacità degli esseri umani di identificarsi con nuovi oggetti d’amore è probabilmente il veicolo principale attraverso cui le persone guariscono dalla sofferenza emotiva, ed è anche lo strumento primario con cui qualsiasi tipo di psicoterapia ottiene il cambiamento.
Riferimenti
Nancy McWilliams (2012). La diagnosi psicoanalitica (2nd ed.). Astrolabio.
Perry, J. C. (1990). Defense mechanism rating scale. Cambridge, MA: Harvard School of Medicine, 122-130.