In questo questo post presenterò l’attuale stato della ricerca psicologica sulla questione “no-vax”. Infatti, nonostante una grossa fetta della popolazione abbia ricevuto il vaccino contro il COVID-19, oggi è rimasta ancora una piccola percentuale di irriducibili. Ho cercato di comprendere le motivazioni, l’ideologia, nonché i processi psicologici che stanno dietro alla scelta di non vaccinarsi attraverso l’analisi della letteratura scientifica più recente.
La mancanza di fiducia nella scienza e negli esperti (anti-intellettualismo) è un fenomeno che oggi non riguarda solo la questione dei vaccini ma anche altri temi come, ad esempio, il cambiamento climatico o la sicurezza degli organismi geneticamente modificati (OGM). Sono diverse le cause che stanno dietro a tale posizione tra cui, per esempio, considerare le conoscenze scientifiche in contrasto con il credo religioso, l’incapacità di riconoscere il valore dell’istruzione e delle competenze del professionista o, ancora, la percezione del sapere scientifico come uno strumento di controllo sociale da parte delle classi sociali dominanti (Merkley, 2020). Relativamente a questo ultimo aspetto, alcune persone hanno una visione negativa del mondo, influenzata da teorie della cospirazione, secondo cui alcuni gruppi sociali d’élite metterebbero in atto oscuri complotti segreti contro la popolazione. Credere, approvare e diffondere tali teorie contribuisce a ridurre la fiducia della popolazione nelle istituzioni (Mari et al., 2021). Le persone con bassa autostima, mancanza di fiducia nelle autorità e/o facenti parte di reti sociali ristrette (o contesti di emarginazione) sembrano essere particolarmente propense a diffondere queste teorie (Freeman & Bentall, 2017). Infatti, la fiducia nelle istituzioni è bassa per la parte di popolazione più vulnerabile: quando le persone si sentono meno potenti sembrano essere più propense ad accettare teorie del complotto (Mari et al., 2021). Spesso la sfiducia nelle istituzioni mediche si accompagna anche alla scarsa conoscenza oggettiva dei vaccini (Milošević Đorđević et al., 2021).
Oggi più che mai è frequente l’associazione tra il credere alle teorie della cospirazione e la decisione di non vaccinarsi. Una tra le più note di queste teorie sostiene che il vaccino sia stato progettato per inserire al suo interno dei dispositivi di tracciamento; un’altra teoria, invece, afferma che Big Pharma abbia deciso di danneggiare la popolazione per poter aumentare i profitti economici, pagando politici ed esperti per mantenere la menzogna (Hornsey, 2021).
Esistono due profili tipici di individui con atteggiamenti “no-vax“: il primo profilo corrisponde a persone che possiedono elevati livelli d’istruzione e forti tendenze liberali, si informano soprattutto attraverso siti web “specializzati” in scienza e tecnologia e mostrano elevate preoccupazioni relative alla contaminazione del mondo naturale da parte dell’uomo (come gli OGM e l’energia nucleare). Il secondo profilo “no-vax” riguarda persone relativamente giovani, con bassi livelli di istruzione, scarsa alfabetizzazione scientifica e una visione politica estremista (di destra o sinistra). Questi ultimi mostrano un livello sproporzionato di fiducia nelle proprie convinzioni e competenze (effetto Dunning-Kruger: ne ho parlato qui), possiedono livelli elevati di sospetto verso le élite sociali e sono propensi a credere nelle teorie della cospirazione (Hornsey et al., 2021).
In molti casi la scelta di non vaccinarsi sembra andare oltre l’ideologia e riguarda il bisogno di appartenenza e/o di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Infatti, spesso ci uniamo inconsciamente ai gruppi sociali, traendo dagli stessi parte della nostra identità ed autostima: i gruppi di cui facciamo parte ci aiutano aiutando a rispondere alla domanda relativa a chi noi siamo (ad es., frequentare una scuola o l’Università rende “studente” chi la frequenta). A tal proposito, Motta et al. (2021) hanno rilevato che alcune persone si etichettano come “no-vax”, e molti vedono questo aggettivo come una parte importante della propria identità sociale. Proprio perché in alcuni casi l’opposizione alla vaccinazione non dipende dalla disinformazione, ma è il risultato di legami sociali profondamente radicati; sradicare i pregiudizi sulle vaccino può essere particolarmente difficile. La resistenza al cambiamento è frutto della cognizione protettiva dell’identità (identity protective cognition) (Kahan, 2017) ossia l’evitamento del disagio associato al mettere in dubbio i propri valori e identità più importanti.
Se inizialmente ci si avvicina ai gruppi sociali perché si condividono alcune idee (ad es., la scelta di non vaccinarsi), col tempo, le persone iniziano ad omologarsi agli altri membri del gruppo al fine di aumentare il consenso nei propri confronti (Motta et al., 2021). Per fare un esempio, se all’inizio mi avvicino al gruppo “no-vax” perché spaventato dagli effetti avversi dei vaccini, è probabile che frequentandolo inizierò a credere alle teorie della cospirazione sostenute dai membri del gruppo. Inoltre, fare parte di un gruppo porta all’attivazione di una serie di dinamiche ingroup–outgroup che possono sfociare in una visione del mondo “noi contro loro”: le persone iniziano a favorire i membri dell’ingroup (gli altri “no-vax”) e ad attribuire loro caratteristiche positive, mentre coloro che che fanno parte degli outgroups (medici, esperti, persone che si sono vaccinate) vengono percepiti negativamente e/o con sospetto (Motta et al., 2021). Non di rado mi è capitato sui social media di vedere paragonate le persone che si sono vaccinate e/o adottano comportamenti protettivi anti-COVID-19 a mandrie di pecore.
Sebbene molti sostenitori della medicina alternativa e complementare (come omeopatia, reiki e agopuntura) siano soliti controindicare le vaccinazioni, non tutti coloro che ricorrono a queste pratiche decidono di non vaccinarsi. Al contrario, pare sia la sfiducia nel sistema medico occidentale l’aspetto che influenza maggiormente questa decisione e/o il ricorso alla medicina alternativa (Hornsey et al., 2020). Inoltre, le persone con tendenze “no-vax” generalmente mostrano elevati livelli di reattanza, cioè la tendenza a reagire di fronte alla percezione di una limitazione (reale o immaginaria) della propria libertà di scelta e di azione. Riportano anche un elevato grado di disgusto alla vista di aghi e/o sangue, nonché una visione del mondo fortemente individualistica (focalizzata sui bisogni dell’individuo a scapito di quelli degli altri) e/o gerarchica (incentrata sull’idea che le differenze di potere siano un aspetto centrale della società) (Hornsey et al., 2018).
Sembrerebbe che l’esposizione ai malati e ai rischi del COVID-19 spinga le persone a vaccinarsi. Infatti, se coloro che sono coinvolti nella cura dei pazienti affetti da forme gravi della malattia sono più propensi a vaccinarsi, coloro che non hanno rapporti con questi pazienti mostrano livelli più elevati di esitazione vaccinale (Dror et al., 2020). Anche la percezione di essere vulnerabili al COVID-19 può avere un ruolo, infatti, se le persone che ritengono minimo il rischio di contrarre una forma grave della malattia, è probabile che optino per la scelta di non vaccinarsi (Graffigna et al., 2020).
Per ciò che concerne la paura degli effetti avversi del vaccino, è particolarmente interessante l’effetto nocebo: alcune persone particolarmente suggestionabili, temendo l’insorgere di un particolare sintomo o effetto collaterale, ne favoriscono psicologicamente la comparsa. Uno studio condotto nell’ambito dei vaccini contro il COVID-19 ha mostrato che diversi partecipanti assegnati alla condizione “placebo” (iniezione di acqua fresca) hanno riportato alcune reazioni avverse (come l’affaticamento, il mal di testa e il dolore) che erano gli effetti collaterali più comuni nei gruppi dei vaccinati (Amanzio et al., 2022). Queste persone, pensando di essere state vaccinate, pur ricevendo un’iniezione di acqua fresca, hanno sviluppato i medesimi effetti collaterali di coloro hanno ricevuto una dose di vaccino, mostrando quanto possa essere potente l’effetto dell’auto-suggestione.
Conclusioni
Sono tanti i fattori che possono portare una persona a non vaccinarsi, sicuramente l’aspetto principale riguarda l’esposizione ad informazioni non attendibili relative al COVID-19 e al vaccino. Tuttavia, da sola quest’esposizione non è sufficiente a indurre l’esitazione vaccinale. Personalmente, ritengo che il pilastro alla base di questo fenomeno sia riconducibile alla perdita della fiducia rispetto alla scienza e, in particolare, rispetto al sistema sanitario nazionale. Sebbene in Italia tale sistema sia a basso costo, se non gratuito, molte persone non sembrano soddisfatte dai servizi di cura offerti dallo stesso.
Penso che l’obiettivo per contrastare il fenomeno “no-vax” non dovrebbe riguardare solo l’educazione sanitaria, ma piuttosto sarebbe opportuno cercare di aumentare la fiducia nelle persone nel sistema sanitario. Infatti, sebbene tale sistema in Italia non sempre funzioni adeguatamente, lo stesso garantisce a tutti le cure essenziali e/o le urgenze. E penso che questo sia una fortuna poiché in molti paesi le cure sono a pagamento e le persone devono ricorrere ad assicurazioni sanitarie. Oggi molti ritengono scontato il diritto alla salute e alle cure, dimenticando che sono pochi i paesi che garantiscono tale diritto. E in questo siamo molto fortunati. Bisognerebbe ricordarlo sempre.
Bibliografia
Amanzio, M., Mitsikostas, D. D., Giovannelli, F., Bartoli, M., Cipriani, G. E., & Brown, W. A. (2022). Adverse events of active and placebo groups in SARS-CoV-2 vaccine randomized trials: A systematic review. The Lancet Regional Health – Europe, 12. https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2021.100253
Dror, A. A., Eisenbach, N., Taiber, S., Morozov, N. G., Mizrachi, M., Zigron, A., . . . Sela, E. (2020). Vaccine hesitancy: the next challenge in the fight against COVID-19. European Journal of Epidemiology, 35(8), 775-779. https://doi.org/10.1007/s10654-020-00671-y
Freeman, D., & Bentall, R. P. (2017). The concomitants of conspiracy concerns. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology, 52(5), 595-604. https://doi.org/10.1007/s00127-017-1354-4
Graffigna, G., Palamenghi, L., Boccia, S., & Barello, S. (2020). Relationship between Citizens’ Health Engagement and Intention to Take the COVID-19 Vaccine in Italy: A Mediation Analysis. Vaccines, 8(4). https://doi.org/10.3390/vaccines8040576
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Mari, S., Gil de Zúñiga, H., Suerdem, A., Hanke, K., Brown, G., Vilar, R., . . . Bilewicz, M. (2021). Conspiracy Theories and Institutional Trust: Examining the Role of Uncertainty Avoidance and Active Social Media Use. Political Psychology, n/a(n/a). https://doi.org/10.1111/pops.12754
Merkley, E. (2020). Anti-Intellectualism, Populism, and Motivated Resistance to Expert Consensus. Public Opinion Quarterly, 84(1), 24-48. https://doi.org/10.1093/poq/nfz053
Milošević Đorđević, J., Mari, S., Vdović, M., & Milošević, A. (2021). Links between conspiracy beliefs, vaccine knowledge, and trust: Anti-vaccine behavior of Serbian adults. Social Science & Medicine, 277, 113930. https://doi.org/10.1016/j.socscimed.2021.113930
Motta, M., Callaghan, T., Sylvester, S., & Lunz-Trujillo, K. (2021). Identifying the prevalence, correlates, and policy consequences of anti-vaccine social identity. Politics, Groups, and Identities, 1-15. https://doi.org/10.1080/21565503.2021.1932528